I paladini della luce

Il nome della rosa

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Eloindir
view post Posted on 3/11/2007, 20:30




Il nome della rosa


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(Umberto Eco, Incipit de Il nome della Rosa, 1980)

Guglielmo e Adso si recano ad un monastero benedettino di regola cluniacense posto tra i monti dell'Italia settentrionale e, dal momento che nelle giornate senza foschia è visibile il mare, presumibilmente anche vicino alla costa. Questo monastero sarà sede di un delicato convegno che vedrà protagonisti i Francescani, sostenitori delle tesi pauperistiche e alleati dell'Imperatore, e i loro nemici della curia papale insediata a quei tempi ad Avignone. I due monaci (Guglielmo è francescano e inquisitore "pentito", il suo discepolo Adso è un novizio benedettino) si stanno recando in questo luogo lontano perché Guglielmo è chiamato a far parte del consesso, dalla parte che sostiene le tesi pauperistiche. L'abate, preoccupato che alcuni fatti misteriosi e, soprattutto, l'improvvisa e inspiegabile morte di un confratello possano far saltare i lavori del congresso e far ricadere la colpa su di lui confida nelle capacità inquisitorie di Guglielmo e gli affida il compito di far luce sulla vicenda.

Nonostante la quasi totale libertà di movimento concessa all'ex-inquisitore, altre morti si susseguono e sembrano tutte ruotare attorno alla biblioteca, vanto e onore del monastero, e ad un misterioso manoscritto. La situazione è complicata dall'imminente convegno e dalla scoperta, fatta dall'inquisitore Bernardo Gui, di due eretici della setta dei Dolciniani profughi presso l'Ordine dei Benedettini (il cellario e il suo aiutante semianalfabeta): così, in un'atmosfera inquietante, tra discorsi sulle donne, oggetto della perdizione del mondo, e sull'eresia, così antichi e al tempo stesso così moderni e attuali, Guglielmo e Adso si avvicinano sempre più alla verità, fino a scoprire il misterioso manoscritto (il secondo perduto libro della Poetica di Aristotele, che tratta della commedia, e dunque del riso e dello scherzo) per cui così tanti monaci sono morti e il misterioso assassino che così bene ha colpito nel monastero.

Alla fine, scoperta ogni cosa, i due protagonisti si allontanano, mentre la biblioteca brucia nell'incendio verificatosi nella confusione: Jorge tenta di mangiarsi le pagine del manoscritto e poi fugge, alché un lumino caduto fa prendere fuoco ai libri. Jorge è quindi lucidissimo nel suo proposito di salvare l'umanità dalla pericolosa riscoperta del libro di Aristotele. In tema di citazioni e ammiccamenti più o meno nascosti (di cui il romanzo è disseminato dall'inizio alla fine) è abbastanza palese che tanto il nome di questo personaggio (Jorge da Burgos), quanto il trinomio cecità/biblioteca/labirinto a lui collegato, costituiscano un'allusione nemmeno troppo velata allo scrittore argentino Jorge Luis Borges.

Una curiosità legata al titolo del romanzo, è (parzialmente) svelata alla fine del libro, dove l'ormai vecchio narratore Adso da Melk conclude il suo racconto con un'espressione latina :"Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus" (la rosa primigenia esiste in quanto nome, possediamo i semplici nomi). Si tratta di un messaggio che porta a riflettere affinché non si presuma di essere depositari di verità assolute, in quanto queste saranno sempre contestabili, se non addirittura risibili.

 
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omega18
view post Posted on 14/11/2007, 15:44




scusa, ma da quando il nome della rosa è un fantasy???
 
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Lady Eothen
view post Posted on 14/11/2007, 15:46




In effetti il nome della rosa è solo medioevale!!!
 
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Eloindir
view post Posted on 14/11/2007, 16:14




quì si mettono tutti i libri fantasy medievale quindi anche medievali
 
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Vinyadan
view post Posted on 14/11/2007, 18:48




Più che altro, da quando il Nome della Rosa è un libro? Credevo fosse un collage...

Per capire quello che dico, leggete "Uno studio in Rosso", la prima pubbllicazione avente come protagonista Sherlock Holmes. Poi leggetevi le Mille e una notte.
Già qui dovreste avere intuito il concetto che le mie parole sottendono...
 
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omega18
view post Posted on 17/11/2007, 00:14




beh, ma tu non consideri il messaggio del libro: il contesto è immanente alla comprensione del testo...
in ogni caso, non è fantasy...
 
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Vinyadan
view post Posted on 17/11/2007, 09:50




Il contesto è una cosa, il cotesto un'altra e il copia-incolla un'altra ancora... ;)
 
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Lady Eothen
view post Posted on 18/11/2007, 13:40




elo ma il fantasy medioevale e il medioevale non sono la stessa cosa...
il primo è più frutto della fantasia,il secondo ha temi come la religione che nel fantasy non esistono proprio
 
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Vinyadan
view post Posted on 18/11/2007, 14:55




Ma, non sono d'accordo che nel fantasy medievale non ci sia la religione... se intendi così, allora la serie di Lupo Solitario non è fantasy?
O intendi religione come "religioni che esistono anche nella realtà"?
Cmq il Nome della Rosa non è fantasy ^^
 
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Lady Eothen
view post Posted on 18/11/2007, 15:11




si intendo quello...tipo nel medioevo è incentrante la ricerca delle persone che si pensava fossero impossessate dal demonio...
 
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Vinyadan
view post Posted on 18/11/2007, 15:30




Questo esempio in particolare però si trova anche nel Regno, cmq ho capito cosa intendi
 
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Lady Eothen
view post Posted on 18/11/2007, 15:37




Si in effetti nel regno è presente la religione cristiana...bè è una cosa innovativa,sarà anche x questo che come comunità virtuale mi piace
 
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Vinyadan
view post Posted on 18/11/2007, 15:42




Del resto, le storie del Regno sono probabilmente ambientate nel futuro... gli Antichi indovina chi sono ^^ coi loro computerini
 
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omega18
view post Posted on 19/11/2007, 00:24




scusa, che centra il copia-incolla? una cosa che non puoi dire è che eco scriva in modo simile a qualcun'altro... è l'unico autore che usa qualche termine che non conosco!
poi... sul "Regno" mi servirebbero i sottotitoli :P
 
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Vinyadan
view post Posted on 19/11/2007, 18:27




Scive in modo uguale! Uguale! Poi spiego meglio,,, :)
 
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16 replies since 3/11/2007, 20:30   607 views
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